Non c’è alcun dubbio come il trading online abbia letteralmente rivoluzionato le abitudini dei risparmiatori di tutto il mondo. Se un tempo, infatti, lo sportello bancario era il luogo maggiormente frequentato per poter allocare i propri risparmi, oggi la rete è diventato il posto prediletto dagli investitori di tutto il mondo. I vantaggi, d’altro canto, sono evidenti e tangibili.
Basti pensare al forte risparmio economico, con commissioni nell’effettuazione delle operazioni di compravendita nei mercati estremamente più basse rispetto al tradizionale canale bancario, oltre alla possibilità di compiere operazioni in real time alle condizioni ritenute maggiormente soddisfacenti per ogni singolo trader, direttamente dal proprio smartphone, pc o tablet.
Bitcoin: non solo un asset finanziario
Il trading online ha consentito di rendere concreto un concetto di fondamentale importanza in ambito finanziario: la diversificazione. Oltre ai mercati azionari ed obbligazionari, la grande rete telematica consente di poter sottoscrivere altre tipologie di asset, come CFD, Forex e, soprattutto, criptovalute. Queste ultime, infatti, sono reperibili solo ed esclusivamente tramite la grande rete telematica e consentono, ad esempio, di fare trading sui Bitcoin.
Il Bitcoin, come noto, è la criptovaluta più nota al vasto pubblico dei risparmiatori. Una notorietà ed una capillarità di diffusione che hanno consentito a questa moneta digitale di essere accettata, in alcuni casi, come metodo di pagamento per l’acquisto di beni o servizi: colossi come Microsoft o Tesla, solo per citare i casi più noti, in alcuni casi accettano il Bitcoin come strumento di pagamento.
La nascita del Bitcoin avvenne nel 2009 da parte di un tale Satoshi Nakamoto, il cui volto, però, non è mai stato reso noto. L’anonimato ha fatto sì che nascessero svariate leggende sull’inventore di questa criptovaluta, che fu la prima a sfuggire dal controllo delle banche centrali di tutto il mondo.
Chi inventò il Bitcoin?
Secondo alcuni esperti, il vero inventore del Bitcoin fu uno sviluppatore scandinavo, il finlandese Martii Malmi, altri, invece, affermano che la primogenitura del Bitcoin è da ascrivere a Jed McCaleb, inventore di MtGox, un americano amante della cultura del Sol Levante e residente in Giappone da svariati anni. La maggior parte del mondo finanziario, quindi, è convinta che Satoshi Nakamoto sia solo uno pseudonimo.
Dalla data del 5 ottobre 2009, quando il Bitcoin fu quotato per la prima volta, la criptovaluta ha fatto parecchia strada: nell’ultimo anno la crescita è stata del 600%, regalando grandi soddisfazioni a tutti quei soggetti che hanno acquistato criptovalute come elemento diversificatore all’interno del proprio portafoglio.
E’ opportuno ricordare, infatti, come il Bitcoin, al pari di qualsiasi altra cripto, abbia grandi potenzialità ma nasconda anche qualche insidia, data la volatilità, certamente non contenuta, sin qui mostrata. Esso, quindi, va interpretato come un asset da inserire in un contesto di più ampio respiro, dove sono presenti anche asset finanziari tradizionali e altri più evoluti.
Qual è il giusto approccio alle criptovalute
Per un profilo di investitore “aggressivo”, ovvero sia disposto ad accettare forti oscillazioni, è consigliabile non superare il 10% dell’ammontare complessivo delle risorse finanziarie possedute. Un dato che deve far comprendere, compiutamente, quanto, allo stato attuale, investire in criptovalute debba essere considerato un investimento certamente dal rischio non contenuto.
Sulle potenzialità del Bitcoin, come noto, è in corso da diversi anni un effervescente dibattito tra le alte sfere della finanza globale, tra coloro che sono favorevoli alla loro larga diffusione e chi, invece, ne prevede un futuro tutt’altro che roseo. Solo nei prossimi anni potremo capire se il Bitcoin sarà la valuta di pagamento prediletta dai risparmiatori.
Un fatto, tuttavia, fa pendere l’ago della bilancia verso le criptovalute. La Cina, infatti, sarebbe ormai prossima ad emettere la prima criptovaluta di stato, che potrebbe letteralmente modificare il concetto di moneta digitale come sin qui conosciuto. E se l’esperimento di Pechino andasse a buon fine, potremmo assistere ad un cambiamento epocale.